PPF - Profilo Psicofisiologico (Stress Profile)
Che cos'è il Profilo Psicofisiologico
Il profilo da stress o Profilo Psicofisiologico (PPF), consiste nella registrazione simultanea di più parametri fisiologici: attività elettrica dei muscoli (EMG), Conduttanza cutanea (GSR), Temperatura periferica (TEMP), Frequenza Cardiaca (HR), Variabilità della frequenza cardiaca (HRV), Respirazione toracica (Thor-Resp) e Respirazione addominale (Abd-Resp), alle quali si può aggiungere la registrazione dell’EEG.
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L’importanza del monitoraggio e della registrazione dei parametri deriva dal “principio psicofisiologico” (Green et al, 1970),secondo il quale ad ogni cambiamento fisiologico è associato un concomitante cambiamento nello stato mentale ed emozionale e, viceversa, ad ogni cambiamento nello stato mentale ed emozionale, conscio o inconscio, è associato un corrispondente cambiamento nello stato fisiologico.
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Poiché in molte patologie i sintomi fisici e psicologici possono essere causati e mantenuti da un funzionamento fisiologico alterato, è fondamentale che una corretta valutazione psicologica preveda anche una analisi oggettiva dello stato psicofisico del soggetto. Da questa si potrà valutare se è consigliabile il training di biofeedback e su quali parametri è necessario intervenire.
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Una buona valutazione psicologica deve quindi fornire una precisa valutazione dello stato del soggetto, evidenziandone i disturbi, le ipotesi relative ai meccanismi che li hanno prodotti e le strategie terapeutiche da attuare. Per raggiungere tale obiettivo è necessario ricavare informazioni tramite strumenti efficaci, quali il colloquio clinico, la somministrazione di test e questionari, l’osservazione motoria e comportamentale e la valutazione degli indici psicofisiologici e del loro significato in ambito psicologico. Nessuno di questi strumenti è sufficiente da solo: è necessario integrarli, al fine di ottenere una completa e corretta diagnosi psicologica.
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L’utilizzo sperimentale di strumenti che forniscono misurazioni di indici fisiologici, correlati allo stato psicologico del soggetto, risale agli inizi del Novecento. Nel corso degli anni ha avuto un grande sviluppo e una notevole diffusione, soprattutto negli Stati Uniti. L’utilizzo di tali strumenti, soprattutto da parte degli psicologi della scuola Cognitivo-comportamentale, in Italia ha avuto la massima diffusione negli anni ‘70-’80 del secolo scorso, sia per l’effettuazione della diagnosi, sia come strumenti terapeutici (Biofeedback Training).
Attualmente sono numerosissimi gli studi e le applicazioni sull’utilizzo, a fini diagnostici e terapeutici, dei correlati fisiologici dello stato psicologico.
Come si ottiene il profilo da stress?
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Il profilo psicofisiologico del soggetto si ottiene misurando alcuni indici fisiologici (in genere la tensione muscolare, l’attività elettrodermica, la frequenza cardiaca, la variabilità della frequenza cardiaca, la temperatura cutanea e la respirazione), durante l’esposizione del soggetto a forti stress e successivo rilassamento, seguendo uno schema che prevede diverse fasi:
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Fase di adattamento, in cui vengono applicati i sensori al paziente e si aspettano alcuni minuti senza effettuare alcuna rilevazione, in attesa che i segnali si stabilizzino;
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Fase di rilevazione delle misurazioni basali, in cui si invita il paziente a rimanere tranquillo e si registra la baseline;
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Fase di stress oggettivo, nella quale il paziente è sottoposto a compiti cognitivi, come il test di Stroop o l’esecuzione di calcoli matematici;
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Fase di recupero, dove si invita il paziente a rilassarsi e si attende che i parametri fisiologici ritornino ai valori basali;
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Fase di stress soggettivo, in cui il paziente è sottoposto a stimoli per lui ansiogeni o negativi;
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Fase di recupero, momento conclusivo di rilassamento in cui si attende che i parametri fisiologici ritornino ai valori basali.
Per una corretta valutazione psicofisiologica occorre considerare tutti i parametri contemporaneamente, perché alcuni soggetti, pur manifestando delle variazioni marcate di alcuni parametri, non subiscono variazioni rilevanti di altri indici, anche in presenza di un forte malessere psicologico. Tra i parametri fisiologici citati, la tensione muscolare e l’attività elettrodermica sono senza dubbio i più studiati e i più utilizzati, oltre ad essere quelli con una più elevata correlazione diretta e immediata con lo stato mentale.
Esistono reazioni e profili psicofisiologici caratteristici per ognuno dei più comuni disturbi psicologici, individuabili durante l’effettuazione delle misurazioni e impossibili da simulare, in quanto i parametri considerati non dipendono dal controllo cosciente del soggetto.
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L'utilizzo dei sensori di misurazione non è affatto invasivo, sicuramente un'esperienza piacevole e innovativa.
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